PROGETTO DI RICERCA: MERCURIO NELLA MADRE E NEL NEONATO
Anno scolastico 2018 – 2019
Vi presentiamo il gruppo di ricerca al completo!
E poi c’è il gruppo che ha partecipato all’Evento a carattere nazionale intitolato “ITALIA LOVE SICUREZZA” che si è svolto nell’auditorium Sestini della scuola:
Roberta Turi, Segretaria generale della Fiom di Milano, promotrice della realizzazione del docufilm sull’incidente avvenuto alla “Lamina” di Rho, Milano.
Per scaricare la locandina dell’evento “Natta Love Sicurezza”: locandina (1)
Qui di seguito è possibile visionare le presentazioni dei vari sottogruppi di ricerca.
1 – ATM. SOTTOSS_Poeta 19_v.1.4
7 – Gruppo incidenti ospedalieri
PP MLST_confronto DMA80, estraz. classica
Mercurio: ambiente e salute – un tema sempre di attualità
Sono dagli 1,5 ai 2 milioni i bambini che nell’Unione Europea nascono ogni anno con un livello di mercurio al di sopra dei limiti di sicurezza: è questo il numero stimato da una nuova ricerca di BioMed Central e pubblicata sulla rivista Environmental Health. Il mercurio è assimilato dagli organismi viventi, uomo compreso, sotto forma di metilmercurio una delle specie chimiche più tossiche di questo elemento.
Le eruzioni vulcaniche e gli incendi boschivi contribuiscano ad incrementare i livelli di mercurio rilasciati nell’ambiente, ma sono soprattutto le emissioni inquinanti prodotte dai combustibili fossili a mettere a rischio la salute dei neonati. Tali sostanze, infatti, finiscono prima nell’atmosfera e poi anche nelle acque marine e lacustri. Il mercurio, in particolare, si accumula negli organismi viventi e subisce il fenomeno della biomagnificazione nella rete alimentare con il risultato che anche l’uomo, che è alla sommità di tali reti trofiche, è esposto a dosi che meritano attenzione di questo metallo.
Mercury Releases to Air and Rivers Contaminate Ocean Fish: Dartmouth-Led Effort Publishes Major Findings
New Research Important to Discussion of International Mercury Treaty
DARTMOUTH
Il mercurio rilasciato in aria e poi depositato negli oceani sta sempre più contaminando le specie di pesci comunemente consumate dall’uomo, come ha evidenziato uno studio condotto dagli scienziati del Dartmouth College e dell’Harvard School of Public Health (HSPH). Il report è il culmine di due anni di lavoro di scienziati marini e di esperti di varie discipline. E’ emerso che nel corso degli ultimi 100 anni, l’inquinamento da mercurio sulle superfici oceaniche è più che raddoppiato a causa delle attività umane, come la combustione del carbone, l’estrazione mineraria e altri processi industriali. Gli alti livelli di esposizione al mercurio attraverso il consumo di pesce hanno causato una serie di effetti sull’apparato neurologico e riproduttivo degli esseri umani e della fauna selvatica.
Per le donne in gravidanza il mercurio è particolarmente pericoloso, in quanto si accumula soprattutto nel feto. il La sostanza agisce sul sistema nervoso e nei neonati e nei bambini può provocare.
Anche i bambini non sono immuni dai pericoli del mercurio. I nuovi dati hanno infatti rivelato che 1.866.000 neonati venuti al mondo in Europa risultano esposti al MeHg e 232 mila sono esposti a livelli seriamente pericolosi per la salute, ossia 5 volte superiori al limite massimo consentito. Nei loro capelli infatti è stata trovata una concentrazione superiore a 2,45 mg/g di capelli, che è la soglia di allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il metilmercurio ha un effetto neurotossico, influisce sullo sviluppo cerebrale e di conseguenza può agire negativamente sul quoziente intellettivo dei bambini.
Environmental Health 2013, 12:3
Economic benefits of methylmercury exposure control in Europe: Monetary value of neurotoxicity prevention
Martine BellangerEmail author, Céline Pichery, Dominique Aerts, Marika Berglund, et. al.
Results
The hair-mercury concentrations were the highest in Southern Europe and lowest in Eastern Europe. The results suggest that, within the EU, more than 1.8 million children are born every year with MeHg exposures above the limit of 0.58 μg/g, and about 200,000 births exceed a higher limit of 2.5 μg/g proposed by the World Health Organization (WHO). The total annual benefits of exposure prevention within the EU were estimated at more than 600,000 IQ points per year, corresponding to a total economic benefit between €8,000 million and €9,000 million per year. About four-fold higher values were obtained when using the logarithmic response function, while adjustment for productivity resulted in slightly lower total benefits. These calculations do not include the less tangible advantages of protecting brain development against neurotoxicity or any other adverse effects.
Un caso che ha fatto storia: LA SINDROME DI MINAMATA
(水俣病 Minamata-byō)
La malattia di Minamata è stata scoperta per la prima volta a Minamata, città della Prefettura di Kumamoto in Giappone, nel 1956. Fu causata dal rilascio di metilmercurio nelle acque reflue dell’industria chimica Chisso Corporation, che perdurò dal 1932 al 1968. Questo composto chimico altamente tossico si accumulò nei molluschi, nei crostacei e nei pesci della baia di Minamata e del mare di Shiranui, entrando nella catena alimentare e causando così l’avvelenamento da mercurio degli abitanti del luogo. Mentre i decessi (inclusi quelli di cani, gatti e maiali) continuarono per più di 30 anni, il governo e l’industria chimica fecero ben poco per prevenire il disastro ambientale.
Tomoko Uemura, una vittima della malattia di Minamata
La malattia di Minamata (o Chisso-Minamata (チッソ水俣病), è una sindrome neurologica causata da intossicazione acuta da mercurio. I sintomi includono atassia, parestesie alle mani e ai piedi, generale debolezza dei muscoli, indebolimento del campo visivo, danni all’udito e difficoltà nell’articolare le parole. In casi estremi porta a disordine mentale, paralisi, coma e morte nel giro di alcune settimane dai primi sintomi. Una forma congenita della malattia può essere trasmessa al feto durante la gravidanza.
La sindrome di Niigata
Nel 1965, un secondo disastro ambientale nella Prefettura di Niigata provocò un riemergere della malattia, alla quale venne dato il nome di malattia di Niigata Minamata. Entrambi i casi sono considerati fra i maggiori disastri da inquinamento in Giappone.[4]
I dati di oggi
Dal 2002 al 2008, il ricercatore Tetsuya Endo, professore presso l’università di Hokkaido e il National Institute of Minamata Disease (NIMD), hanno testato la quantità di metilmercurio presente nella carne di delfino, consumato nei villaggi costieri delle isole del Giappone del Sud, come Taiji, la vicina Nachikatsuura, Kozagawa, Katsuura e Okinawa. Le quantità di metilmercurio trovate superano di una decina di volte i livelli considerati normali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e hanno portato alla sospensione del consumo di carne di delfino nelle mense scolastiche di quei paesi. Gli anziani invece continuano a consumare la carne di delfino inquinata e si registrano fra loro un numero di morti doppie rispetto a quelle dei villaggi dove non si consuma carne di delfino inquinata da metilmercurio
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